mercoledì 23 gennaio 2008

Studiare Latino

Studio latino da due settimane e lo conosco già tutto, e non so perché, ma mi ricordo tutto. Vorrei scrivere ma non ho tempo. Voglio scrivere un giallo. Qui il pc è lento e la connessione internet è peggio. E bello postare una volta ogni sette mesi, non ho voglia di discutere con il computer che fa fatica ad aprire blogger...

RETORICA OCCASIONALE (ovvero quanto facciamo ribrezzo, certe volte)

Dedicato a Silvia

Stamattina mi sono svegliato con l'annuncio di una morte; se il buongiorno si vede dal mattino, siamo messi bene, da svegliarsi con una mano sulle palle. Poche ore dopo la mezzanotte, è morta la madre di Claudia, stasera alle otto e mezza il rosario (costume cattolico), domani il funerale. Claudia è stata una mia compagna di classe per quattro anni di liceo, una ragazza normale, con la sua bella storia d'amore ed i suoi bei voti, scritti in ottima calligrafia sul registro. Un po' arrivista, ma accettabile, perché no. Il minimo e il massimo che possa fare sarebbe andare a porgere le tipiche condoglianze. E, infatti, ci andrò. Dico il minimo perché conosco Claudia e mi sembra un gesto di rispetto. Dico il massimo perché la morta non l'ho mai vista in tutta la mia vita (se vi sembro insensibile, smettete di leggere).
Anche Lisa (la mia ragazza, Elisabeth) conosce Claudia, ma lei fa le piste e non ci vuole andare. Dice che non le piacciono i morti e io penso che sia una cosa stupida. Dice che non vuole andarci perché tanto lei non crede nel loro dio e io penso che sia una scusa stupida. Poi dice una cosa interessante ed espressionista che mi piace: secondo lei, Claudia e i suoi familiari non pensano assolutamente a chi andrà o non andrà al rosario, altri cazzi girano nelle loro teste. Mi piace il pensiero, ma ragiono con lei per mezz'ora sui perché sia meglio andare a dirle anche solo una parola di conforto, e alla fine la convinco (ma i morti continuano a non piacerle, per fortuna).
Chi si aspetta un pomeriggio di riflessione sui misteri della morte umana ha sbagliato disco. Il pomeriggio lo passo tranquillo e spensierato, come tanti altri durante i quali dovrei preparare gli esami invece che leggere o scrivere fesserie senza infamia né lode. Sono fatto così, lascio tutto all'ultimo. A pensarci bene, però, do un poco retta al pensiero del rosario durante la giornata. I rosari ai quali ho partecipato mi erano stati imposti dai miei genitori, ed ero un bambino ancora non in grado di capire, ed ero ancora cattolico d'obbligo (se hai genitori religiosi, non scegli tu se credere o no, vai a messa e poche storie, che cazzata). Quello di stasera sarà il mio primo rosario volontario, per scelta.
Non voglio di certo discutere su quanto io trovi inutili tutte quelle preghiere, chi ci crede preghi pure, a me non da fastidio, ed, infatti, parlo di altro. Oggi, mentre registro da Beppe (batterista a tempo perso, falegname di professione), rompo una corda della chitarra, corda della quale non ho il ricambio, e con somma carogna sulla spalla smonto baracca e burattini e torno a casa. Registro da Beppe significa andare da lui per le tre scarse, montare impianto di registrazione, microfoni, mixer, amplificatori, pedaliere, chitarre e bassi, finendo verso le sei, per poi registrare per un'oretta scarsa il maggior numero di canzoni che ci riesce. Assicuro il mondo che montare un impianto per tre ore, per poi non poter registrare a causa di una fottuta corda rotta, fa girare le palle, e tanto. Il lato peggiore è che ogni volta, alla fine, bisogna smontare tutto, e le prossime volte rimontarlo tale e quale.
Alle otto passo a prendere Lisa, il programma è pizza alla velocità della luce e poi formalità mortuaria. La pizza ci rimane sullo stomaco, hanno licenziato il pizzaiolo e la nuova proposta sembra l'imitazione dell'imitazione dell'imitazione della Buitoni surgelata. Tutto sommato, però, sono stati veloci. Siamo addirittura in anticipo. Non corriamo di certo ad accaparrarci un posto a sedere dentro la chiesa, facciamo un giro in macchina per allungare la strada ed arrivare in ritardo, ritrovandoci fuori 'causa insufficiente capienza'. Arrivano molte persone, si crea una discreta folla qui fuori, al freddo, ed è un 'ave maria' eterno e soporifero. Arriva anche Ilaria, con il suo bel colorito pallido che fa invidia alla poverina distesa dentro la bara. Mentre fisso alcune immagini sacre dipinte sui muri, pensando alle blasfemie più improponibili, mezz'ora passa ed il rosario finisce. Inizia una fase che non ritrovo nei miei ricordi fanciulleschi, ma so d'averla gia vista in alcuni film. Una lunga processione di strette di mano e "condoglianze" ai familiari della defunta, c'è molta più gente di quanta non immaginassi, dentro la chiesa. Ci sono tutti i vecchi compagni di liceo (Giacomino, il Ba, Franchigio, Damiano, Matte, Serio, Daz, Ire e Luci, Ale che i primi tempi non la sopportavo e poi l'ho scoperta un’ottima e simpatica compagna di banco, Chiava, Alberto e altri), io e Lisa li raggiungiamo. Ciao ragazzi, come va?, come non va?, che circostanza del cazzo per vedersi, non sono venuto alla 'cena di classe', lo so, pardonez moi. Intanto mi guardo intorno, per vedere che facce circolano da quelle parti. Lo sguardo si sofferma in primis su Claudia, che fa una pena che non si immagina neanche, lì a stringere la mano a tutti quanti ed a ringraziare per le condoglianze, che penso correrebbe volentieri e piangere, da sola, lontana dal mondo. Mi spiace talmente tanto per lei che quasi non vado neanche a disturbarla, per abbreviare di una persona la sua distanza dallo sfogo. Poi mi ricordo tutto quello che ho detto a Lisa per convincerla e capisco di non poter evitare in alcun modo. Le espressioni sono molto spente nel volto della maggior parte della gente. Non dico che sembri a nessuno interessi della disgrazia, ma noto una forte passività negli sguardi e nelle frasi fatte da funerale. Comincio anche a pensare che, in effetti, Lisa stamattina aveva proprio ragione, cosa siamo venuti a fare, a rompere le palle a queste povere persone addolorate? Per un paio di minuti odio l'umanità intera per il modo blando e squallido con il quale accetta la morte della sua specie, ma poi ricordo che non si può fare altrimenti che vedersi morire uno ad uno, anno dopo anno, e la cosa mi schifa ed ammutolisce. E nel mentre ci avviciniamo a Claudia, siamo in fila per il 'gesto'. Uno dopo l'altro, i compagni di liceo espongono il loro dispiacere, ed io provo disgusto di tanta retorica occasionale. Quando viene il mio turno, non so cosa pensare, non so cosa dire, lascio che la spontaneità dei miei sentimenti prenda il sopravvento. Con la mano destra le prendo la sua destra, le dico che mi dispiace molto, le do un bacio sulla guancia sinistra e poi uno sulla guancia destra, con la mano sinistra le stringo ed accarezzo con calore il braccio, poi cedo il posto. A scuola non eravamo in confidenza, si parlava, ma di tutto e niente. Sicuramente non si è accorta del calore del mio gesto in mezzo a tante altre strette di mano, e la capisco. Ma nessun calore riporterà in vita sua madre, e la capisco.
Mi stringo nel mio montgomery, usciamo fuori della chiesa. L'aria è gelida, si vedono le stelle.