martedì 9 dicembre 2008

1988 - Fino al filtro

Calcava la mano quella sera, mani pesanti dritte in viso, un male inimmaginabile.
Lei lo amava, tutte le botte del mondo non le avrebbero fatto cambiare idea. Certo che no. Neanche tutte le bellezze del mondo avrebbero pututo. Una volta era addirittura scappata, una vita da lasciare alle spalle, ma era presto ritornata, viaggio nel retro del furgone. Legata. Livida e violacea.
Piccola e fragile si era ricomposta, un panno umido per pulirsi le labbra dal sangue, in fondo lui era solo un poco nervoso. Come quella volta in cui l'aveva intagliata come una scultura. Ah! la forza dell'amore dove può portarci. Visioni catastrofiche e poca sostanza. In fondo erano lei del sessantotto e lui del sessantadue, tra pochi anni sarebbero morti, un po di pazienza ed un'altro po' di botte.
Quella sera le aveva prese perchè il capo-ufficio di lui non aveva voluto sentire storie. Un giorno di permesso per andare allo stadio a vedere la Juve no. Cazzo l'aveva mandato su tutte le furie. Dopo sole due settimane di mutua, non poteva negarglielo. E allora giù botte. Così ci si rilassa per bene. Ripresasi dalla discussione, in cucina a fare cena, lo spezzatino con la carote, a lui piace molto. Tanta carne e poca verdura, che si senta giusto una puntina di retrogusto. Poco sale, che fa male.E tanto sale che ostruisce le arterie. E la carne dura come il tavolo, come le sedie, il pavimento.E un colpo solo e su quel pavimento sangue. Cade la rivoltella dalla mano, la paura del futuro libero. E la corsa verso il telefono. Ho ucciso mio marito, venite. E l'attesa sul divano per l'arrivo della volante. Mai mezz'ora di libertà fu più bella, consolatoria. Peccato per la mamma al piano di sotto, l'avrebbe chiamata volentieri. Fumando una sigaretta. Lunga quinidici anni, goduta fino al filtro. Goduta fino al filtro. Esasperata fino al filtro. Quando finisce, ed è ora di accenderne un'altra.

2 commenti:

GiAn ha detto...

ma che commento eh?

GiAn ha detto...
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