sabato 28 aprile 2007

La CaVeRnA dI pIeTrO

Non era colpa sua, si era scatenato un tafferuglio impressionante, e se la locanda stava bruciando, Pietro non ne poteva niente. - Una frase buttata così ai quattro venti non poteva essere tanto pericolosa - pensava…e invece…
Solo, cacciato dal villaggio, senza un soldo, cosa poteva fare?


Capitolo primo - Un po’ di trinciato


Si mise in viaggio, solo soletto, in cerca di qualcosa o chiunque potesse trovare in quelle montagne. Dopo l’incidente della locanda non gli avevano dato neanche il tempo di raccogliere le sue cose nella capanna. Si ritrovò al limitare di un bosco, nella sacca un po’ di trinciato ed una pipa ormai vecchia e mangiata dai tarli. L’aveva costruita egli stesso tanti anni fa, agli inizi della sua carriera da scultore del legno. Trovava grande soddisfazione nel suo mestiere; gia in giovane età il legno era la sua passione, e nonostante le male voci che giravano in città, s'impegnava senza timore in ciò che amava. Divenuto sempre più abile nello scolpire il legno, decise di abbandonare la città per ritirarsi in un villaggio sui monti, tra gli alberi e la natura. Poi, anni dopo, la locanda prese fuoco…
Camminava tristemente, strisciando le suole degli scarponi di cuoio sulla terra battuta del sentiero montano. Nella sua inquietudine provava, però, un senso di liberazione e di sollievo. Il villaggio era totalmente diverso dalla caotica città, ma neanche li era stato il benvenuto. Sempre visto malevolmente, veniva ignorato da tutti quanti, o quasi. Ma poco gli importava degli altri, era contento con il suo legno. Tirò fuori dalla sacca la pipa e, studiatala per diversi minuti, si promise di fabbricarne un’altra. Seguì un sacchetto di cuoio marrone che conteneva del tabacco. Preparò la pipa e iniziò a fumare tranquillamente, cercando di non pensare a cosa avrebbe fatto da li in poi. Il sentiero era a tratti in piano e a tratti molto irto, e spesso i rovi invadevano lo spazio destinato alle galosce. Gli alberi, per lo più pini e abeti, si elevavano alti e lo riparavano dai caldi raggi del sole estivo. Ma come tutti sanno, il tempo è mutevole in montagna. Il sole e i suoi raggi cedettero il posto a nuvoloni scuri e densi. In circa dieci minuti, la pipa venne spenta dalle prime gocce d’acqua di quello che fu un temporale con i fiocchi. Ora camminava accostandosi ai tronchi dei pini più grossi, cercando di bagnarsi il meno possibile. Ad un tratto vide una specie di arco formato da grosse pietre che fornivano un riparo non molto comodo, ma abbastanza ampio da coprirlo. Sfortuna nera. Da una fenditura della roccia sgorgò un fiotto d’acqua piovana, incanalata fino a lì dai ruscelletti che andavano formandosi nel corso del temporale. Bagnato fradicio, balzò fuori dalla fontanella e cercò un altro riparo. Ormai non sfruttava neanche più la protezione degli alberi; camminava sotto la pioggia scrosciante, mentre gli scarponi si inzaccheravano in un misto di terra, acqua e aghi di pino. Procedeva accompagnato dal rumore delle gocce che si infrangevano a terra, quando vide una caverna scavata interamente nella roccia. - Sempre meglio che niente - pensò.

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