sabato 28 aprile 2007

La CaVeRnA dI pIeTrO

Capitolo secondo - La caverna dell’orso


La caverna era scura e profonda, ma riusciva a intravedere un fioco bagliore al fondo. Seguì la luce nel buio della caverna; le pareti erano lisce ed umide. La luce si faceva sempre più intensa passo dopo passo, fino a fargli intravedere la sagoma di qualcosa molto somigliante ad un letto. In effetti, era proprio un letto; senza pensarci due volte si coricò e chiuse gli occhi in attesa che il temporale si placasse. Non aveva avuto neanche il tempo di riprendere un po’ il fiato, reso pesante dalla pioggia, quando sentì un rumore di passi che rimbombava nelle pareti della grotta. - Numi del gran paradiso! - . Sbucò fuori dall’oscurità un orso con tanto di cappotto, cappello e bastone da passeggio, il quale, infreddolito, gli fece un cenno di saluto. L’arrivo dell’orso lo lasciò di stucco, facendolo balzare in piedi davanti al letto. Ma ciò che lo stupì più di ogni altra cosa era che l’aveva salutato. Si chiese come faceva l’orso a conoscerlo. Intanto la bestia, con molta calma e per niente turbata dalla presenza estranea nella sua caverna, si diresse verso un mobiletto inchiodato alla parete rocciosa, e ne tirò fuori un pezzo di carne secca. Poi si sedette al tavolo e iniziò a mangiare, fissando Pietro. – Ne vuoi un po’? – gli chiese. Pietro, confuso dalla situazione, rimase in silenzio per un momento, poi rifiutò l’offerta, incerto sul modo con cui ci si deve rivolgere ad un orso. – Non sai cosa ti perdi, è una gran bontà! – fu la risposta dell’animale. Poi gli chiese di andare a prendere un po’ d’acqua in cantina. Pietro, sempre più stranito disse – Dove la trovo la cantina? - - Ma lo sai benissimo dov’è, dai, la porta di fianco al letto. – Si girò in direzione del letto, ma non c’erano porte. Si rivolse nuovamente all’orso – Ma non c’è nessuna porta! – L’orso intanto aveva finito di banchettare. – Di che porta parli? – chiese. – Ma mi hai detto di andare in cantin... – rispose Pietro. L’orso lo interruppe – Non ci sono cantine qui, siamo in una caverna. Avanti, siedi qui di fronte a me che ci facciamo una partita a scopa. – Aprì un cassetto sotto il tavolo e ne estrasse un mazzo di carte enormi, a misura d’orso. Pietro non lo contrariò, e si sedette. - Numi del gran paradiso! – pensò, - sto giocando a carte con un orso! – L’orso iniziò a distribuire ordinatamente le carte in tavola; – Giochiamo a tre carte o a nove? – chiese. – V..va bene a tre – rispose insicuro. L’orso non sembrava notare l’inquietudine dell’uomo; guardava attentamente le sue carte. Senza più dire una parola, iniziarono a giocare, ed andarono avanti per almeno tre ore. L’animale era instancabile e soprattutto fortissimo a scopa. Poi, improvvisamente Pietro esclamò – Ma non ci sono gli orsi su queste montagne! –
Si svegliò di colpo, e vide che si era addormentato vicino all’entrata della caverna. La pioggia aveva smesso di cadere ed ora il sole, ritornato a splendere, illuminava la caverna, che non era molto profonda. Non c’erano tavolo, letto orso e carte, ne cappotto, cappello e bastone. – Devo aver sognato. – pensò. Un poco intontito dal sogno e dalla luce del sole, che si era fatta più intensa che prima del temporale, uscì dalla caverna. Gli abiti umidi, la pipa e il trinciato inservibili. Nonostante il sole estivo, rabbrividì infreddolito dalle gocce che gli correvano giù per la schiena. Altro che abiti umidi, era ancora fradicio. Pensò di aver dormito non più di tre ore. Si interrogò sul da farsi, mentre, seduto su di una roccia al sole, asciugava i vestiti e intagliava un pezzo di legno trovato nella caverna con il suo inseparabile scalpello. Non riusciva a decidere, i suoi pensieri erano rivolti tutti all’orso. Finito di intagliare, guardò l’opera. - Numi del gran paradiso! Ho scolpito un orso! –
Si incamminò nuovamente lungo il sentiero, senza aver deciso una meta, seccato per la mancanza di tabacco e pipa da fumare.

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